Come storici, vediamo con preoccupazione il ricorso multiplo agli stereotipi nazionali di fronte a un’emergenza che richiede un’analisi distaccata e una visione a lungo termine. Attualmente stiamo vivendo una grave crisi: non solo una crisi sanitaria, ma anche una crisi sociale ed economica. Sta colpendo tutti i paesi europei. Se il PIL scende del 2,5% per ogni mese di chiusura, ci sarà una recessione di almeno il 7,5% nei paesi dell’UE più colpiti dal virus; entro la fine dell’anno, l’Italia dovrebbe vedere un calo del PIL del 10%. Dopo la recessione già vissuta dal 2008-2011, questo potrebbe essere fatale. Per i paesi già indeboliti, questo potrebbe significare essere costretti a uscire dall’euro. Una crisi bancaria potrebbe colpire tutta l’Europa meridionale, ma non lascerà intatti gli altri paesi. Uno scenario troppo pessimistico?
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